Sono passati 17 giorni dalla fine della scuola. E sai che cosa è successo? Che come ogni giugno, abbiamo (sì parlo come il Divino Otelma) passato la sottile linea rossa, quella per cui ci si trasforma da pàsionaria che vuole ribaltare il sistema a rassegnata project manager di agende perfettamente incastrate.
Non sto qua a fare lo spiegone sul perché le vacanze scolastiche estive siano così lunghe, l’ha fatto l’anno scorso e-gre-gia-men-te Marina Marzulli in questo articolo per Eppen, La società evolve, perché il calendario scolastico no? E diciamocelo, sta tutto in quella parolina lì: evolvere.
Ma cosa accade allo scoccare dell’ultima campanella?
Non succede una beata mazza, tanto meno nessun incantesimo: semplicemente si fa quello che si deve fare come ogni anno, con la variabile che figlio/figlia sarà cresciuto di 1 anno, il livello di autonomia e indipendenza a diopiacendo sarà un pelino maggiore, e quindi la gestione un po’ meno complicata.
FALSO. NON é VERO NULLA.
Ogni anno è un casino totale.
Il Cre che fa la cresta, per dire.
Quest’anno ero in ballo con la prima comunione di Noè e mi sono fumata l’iscrizione al cre dell’oratorio. Su Facebook un post fissato in alto diceva che le iscrizioni scadevano il 23 maggio. Peccato fosse del 2023. Vado sul sito per l’iscrizione e scopro per l’appunto che le iscrizioni erano state chiuse il 17 maggio.
Se però si voleva procedere con l’iscrizione c’era ancora la possibilità, cito testuali parole, “visto il ritardo nell’iscrizione saranno aggiunti 5 euro per ogni settimana a cui ci s’iscrive”.
Da quando l’oratorio fa la cresta sul burnout di noi genitori?
Questa cosa dei 5 euri mi ha lasciato un amaro in bocca che per principio ho iscritto Noè al cre sportivo. Che dura fino a mezzogiorno e non fino alle 18, questo ha significato riorganizzare i pomeriggi. Ma quanto meno il mio senso di giustizia è salvo.
Le basi del pensiero UX
Prima lezione del master in Architettura dell’informazione e UX Design, a parlare Federico Badaloni, aka SaiBada.
Progettare significa partire da 3 cose: bisogni, risorse e obiettivi. Provo a farla spiccia e applicarla all’estate.
I bisogni degli utenti: di cosa hanno bisogno i genitori durante l’estate e di cosa hanno bisogno i bambini durante l’estate? Qualcuno se l’è mai chiesto?
Vincoli e risorse: tempo, budget, chi può fare cosa, le disponibilità degli educatori o comunque di personale adeguatamente formato e non improvvisato, chi li paga, quanto li paga, dove mettiamo le creature, in quali spazi, con che materiali, cosa gli diamo da mangiare età etc.
Obiettivi: e qui entrano in gioco gli stakeholder, che potrebbero essere sì le scuole, ma anche le aziende del territorio, perché no.
Quindi? L’estate è da riprogettare.
- L’idea del cre è da riprogettare.
Non possiamo pensare di impegnare i bambini in settordici attività - o dovrei dire atelier - dobbiamo disegnare nuove opportunità, nuovi spazi in cui possano sì giocare insieme, confrontarsi, ma anche rilassarsi, perdersi per ritrovarsi un po’ diversi e cresciuti. Immaginare qualcosa che non sia ancora scuola.
E soprattutto il cre non è il parcheggio dei bambini: non è un luogo dove i genitori sono desiderosi di mollare i figli per andare a fatturare e pagare quello stesso cre che deve prendersi cura dei figli mentre loro lavorano (ucci ucci sento odor di circolo vizioso e vogliamo parlare di prezzi?!? No dai, non me la sento di affrontare oggi questo aspetto!). Il cre può e deve essere un’opportunità per i bambini e le bambine di scoperta mentre per i genitori un aiuto concreto nella gestione dell’equilibrio vita-lavoro.
- L’idea del lavoro in estate è da riprogettare.
Perchè i tempi cambiano ma anche il clima stesso. Il nostro corpo ha bisogno di riposare, di allentare la presa, di riconnettersi e di godere del sole, del movimento all’aria aperta. Di avere ritmi più lenti. Di non esaurirsi.
Ad esempio, invidio chi fa la penichella post pranzo. E invece io caffettino per stimolare la concentrazione e via di nuovo al lavoro che devo sfruttare le ultime due ore prima di schizzare a ritirare Evabell al nido.
Insomma, di certezze non ne ho, ma di certo ci sarebbe molto lavoro da fare.
Un’ultima cosa.
Ti ricordi che si parlava di evoluzione? Evolvere deriva dal latino rotolare, volgere fuori ed è proprio quello che dovremmo fare grazie anche al processo di UX Design:
Comprensione: comprendere attraverso la ricerca con le persone, immergersi nel contesto, empatizzare per capire la situazione.
Creare: che significa alternare fasi di divergenza a fasi di convergenza per dare vita a soluzioni innovative. Da testare.
Evolvere: non ci si ferma alla prima soluzione, ma si testa, si reitera, si riprova, si perfeziona, si chiedono feedback alle persone coinvolte.
Evolvere dunque per rotolare fuori da una situazione che ogni anno si ripresenta come se fosse il giorno della marmotta. E invece dovrebbe essere uno dei periodi più belli dell'anno.
Se c’è un’anima illuminata che vuole riprogettare l’estate, mi faccia un fischio. Sì, come una marmotta, ma delle Orobie. (E comunque non sto scherzando, scrivimi!)
Un po’ di UX research.
Ho chiesto a Noè come sarebbe il suo cre dei sogni:
dalle 7 alle 7.15: accoglienza
dalle 7.15 alle 11: attività con i Lego
dalle 11 alle 20: attività libera con i Lego o si legge.
dalle 20 alle 21: ritiro.
#bellastoria
E tiriamola una carta.
Il 20 giugno era il Solstizio d’Estate: e allora eccallà, Le Soleil.
Il Sole, arcano di festa e di gioia, i due bambini sono andati oltre il muro, per costruire qualcosa di duraturo, insieme.
Questa è la carta della condivisione e della collaborazione, della sorellanza e della fratellanza.
Il consiglio del Sole?
Goditi la gioia, qui e adesso, meglio se in compagnia.
Piccola Piuma, un progetto UX a cui tengo molto
Lo sto portando avanti con H-Maps: si tratta di un progetto che ha a che fare con la Terapia Intensiva Neonatale - TIN di Seriate e… i genitori.
La parte dedicata alla UX research mi è piaciuta un sacco, le interviste con i genitori, la giornata in ospedale insieme alla mia partner in crime Laura, i consigli preziosi di Maria Cristina Lavazza.
Anzi, stiamo cercando di raccogliere un po’ di informazioni per capire come viene percepita la prematurità da chi non la vive direttamente. Ti lascio il link al questionario, se ti va, giuro che non ti porterà via più di 7 minuti. E se ti va condividilo, ci daresti una mano. Grazie!
Rientrare in TIN dopo tanti anni mi ha fatto rivivere ricordi che sembrano lontani.
Sembrano.
La prematurità ha lasciato una cicatrice sulla mia pelle,
una più profonda nel mio cuore.
That’s all folks.
Fabiola aka l’orobicacopy.
✨ Special thanks to Laura Madaschi per i suoi caffettini in collina.
🎶 Oggi struggiamoci insieme sulle note di Lean on me di Bill Withers, canzone perfetta per l’arcano del sole, e sulla quale, io, un piantino me lo faccio sempre.
Gli oratori orobici hanno guardato troppo Peaky Blinders. Questo è il risultato.