La nascita di Noè ha rappresentato l’inizio di una nuova fase.
Non solo perché diventare madre stravolge l’esistenza. Il come e il quando ha fatto il suo ingresso in questo mondo, di sicuro han fatto la differenza.
10 anni fa, a quest’ora ero in ospedale a Seriate. Noè era nato da 4 giorni e io l’avevo potuto vedere per pochi minuti, toccare per pochi secondi. Il suo corpicino era lontano anni luce dall’idea che avevo cullato nel mio cuore, eppure nella sua fragilità era proprio lui, il mio bambino, e non sarebbe potuto essere diverso.
Happy birthday to us
Lunedì io ho compiuto 40 anni, due giorni dopo Noè 10. Ha una folta chioma lunga, lo scambiano per una femmina e oramai ci ha fatto l’abitudine. Di quei 3 mesi e mezzo di ospedale sono rimaste solo delle cicatrici sui piedi e sulle mani. Non so quando rielaborare la sua nascita diventerà per lui una necessità, ma se e quando avverrà, io ci sarò.
Adesso è nella fase miti greci, una passione (per me incomprensibile) per Minecraft, la stanza invasa da Lego. E libri, per fortuna, molti libri.
Dicevo che la sua nascita ha cambiato tutte le carte in tavola. Venivo da una situazione lavorativa che a livello umano mi aveva svuotata. Ero sfiduciata e demoralizzata. Poi è arrivato Noè a smuovere le acque. Perché se ho tenuto botta per tutto il primo anno, poi la paura di quello che ci era accaduto mi ha investito.
Attacchi di panico, attacchi di ansia e nel frattempo un bimbo di cui prendermi cura. Ho iniziato a fare EMDR con una psicoterapeuta che mi ha risollevato da terra. Letteralmente.
Questo evento era un bel Trauma con la T maiuscola e quello che potevo, dovevo fare, era togliergli il potere di farmi soffrire di nuovo. E l’EMDR ha fatto proprio questo, l’ha desensibilizzato.
Il lavoro è stato lungo e pesante. Uscivo dalle sedute che ero svuotata, senza forze ed energie. Non so quante lacrime ho pianto, quante volte mi sono dissociata, quanti nodi in gola soffocati dal troppo dolore. Il senso di colpa, l’inadeguatezza di non essere stata in grado di proteggere mio figlio nel mio grembo, la paura della morte, l’incertezza di uscire da quella porta finalmente in 3.
Sono passati 8 anni prima che arrivasse Eva: lei è la vita che combatte la paura della morte.
Insomma, 10 anni in cui la maternità ha avuto un ruolo centrale, perché forse non so cosa voglio fare da grande, ma una cosa ce l’avevo ben chiara ed era che sarei diventata madre.
Oltre ai figli cosa c’è?
C’è lei, la scrittura. In questi 10 anni, la scrittura non mi ha mai abbandonato. Anzi, è stata la mia valvola di sfogo quando non riuscivo a capire cosa mi stesse accadendo, quando la voce non usciva, quando stavo male dentro e il male di vivere mi aveva accalappiato. Ho decine di moleskine riempite, scritte bene, scritte male, con schizzi, citazioni, disegni di sacri cuori per consacrare le mie intenzioni.
La scrittura è diventata così importante per me da farla diventare un lavoro. Dopo che Noè è passato abile e arruolato, per cui basta visite e controlli, l’argomento lavoro è diventato il mio chiodo fisso. Non ero solo una mamma. Ero anche una mamma. La realizzazione professionale non era un optional. Era un dovere nei confronti di me stessa, una necessità per stare bene, per poter guardarmi nello specchio e dire “sì, questa sono proprio io”.
Negli ultimi 7 anni ho aperto partita iva, ho studiato, mi sono fermata e riprogettata, ho frequentato il master mentre Evabell cresceva nella mia pancia (se non diventa designer lei, non so chi altro!). Sul mio blog 2 anni fa avevo fatto un recap bello intenso del periodo.
Insomma di passi per realizzarmi professionalmente ne ho fatti, ma sinceramente in questo momento mi sento affaticata, mi sembra di sprecare solo energie e non mi sento per nulla arrivata.
La conciliazione non mi sta riuscendo benissimo e di questo ne soffro. Parecchio.
Del resto sono pur sempre un cancro. Ascendente vergine.
Te l’ho già detto, lo so.
Cosa mi manca?
Arrivata ai 40, la cosa di cui sento di più la mancanza è una casa tutta nostra. Leggere la newsletter di
sull’invidia immobiliare mi ha fatto fare un po’ (solo un po’) pace con questa idea. In realtà oscillo tra il voler acquistare casa e andare a vivere in Svezia, vista fiordo, in una di quelle casette senza tende alle finestre e con il candelabro sempre acceso. Tutto così maledettamente hyggelig.Se conosci qualcuno che l’affitta, scrivimi.
E tiriamola una carta.
Bene, il Papa: la tradizione, la gerarchia, il fare le cose come ti sono state insegnate, questo arcano ti chiede ti connetterti con le tue origini, la tua cultura e tradizioni.
Ti stai forse conformando alle regole anche se senti che sono troppo strette per te o forse hai bisogno di trovare una guida, un mentore, una terapeuta che ti indichi la via?
Il consiglio del Papa:
Circondati di persone con i tuoi stessi valori.
Che non è così scontato.
That’s all folks!
Fabiola aka l’orobicacopy.
✨ Special thanks to Laura Rossi, con cui sto lavorando per la Tin di Seriate e oltre ad aver fondato H-maps (devi guardare assolutissimamente il video) mi ha fatto conoscere questo progetto Parole fertili. Si parla dell’importanza delle storie e di maternità, ma da un altro punto di vista.
🎶 Riptide di Vance Joy: l’immagine di questa donna che corre giù per la corrente, sfuggendo al lato oscuro beh, mi piace molto.
Nel video una chicca: ci trovi pure i tarocchi Rider-Waite-Smith!
Lady, running down to the riptide
Taken away to the dark side
I wanna be your left hand man
I love you when you're singing that song
And I got a lump in my throat
'Cause you're gonna sing the words wrong
Ciao Fabiola, grazie per avermi citata e per avermi fatto scoprire così Dagadet ❤️ L’ho letta negli ultimi giorni e ho amato molto la tua scrittura (P. S. Anche io ho avuto la fase miti greci alla stessa età di Noè, come lo capisco). Purtroppo non conosco nessuno o nessuna svedese che pensa di affittare casa, ma dovesse spuntare ti giro i contatti!