Salterò a piè pari tutta la parte in cui volevo entrare nell’esercito, le trasferte a Foligno per i test di ammissione, gli allenamenti per le prove fisiche, il salto in alto (?!?) i test psicologici che mi mandavano a casa senza passare dal via (ti piacciono i fiori? Vorresti fare il fioraio? etc etc… a me, cancro che non sono altro!). Fatto sta che nel 2009 entro nella Protezione Civile degli Alpini e nel 2010 vado a La Thuile per fare quella che ai tempi chiamavano MiniNaja: 3 settimane in una caserma degli Alpini.
Avevo 26 anni.
Che esperienza.
Il primo giorno parto da Bergamo che è ancora notte, arrivo ad Aosta a metà mattina: in stazione becco altri 2 ragazzi, ci guardiamo e capiamo di essere sulla stessa barca.
Arrivati in caserma ci danno le divise e via nel cortile a fare addestramento formale, ossia impariamo a marciare.
Ti sembrerà una cazzata, ma non lo è. Dico marciare. Innanzitutto il passo lo batti con la sinistra. Poi quando bisogna curvare chi si trova all’interno deve rallentare mentre chi è all’esterno deve allungare.
Il dietrofront ti pare semplice?
E invece mieteva un sacco di vittime che all’improvviso si ritrovavano nella direzione sbagliata. Per non parlare dell’alt per cui non è che ti fermi di botto, ma alterni sinist-dest-sinist con passo sull’ultimo sinist. E immancabile sentivi qualcuno che arrivava lungo.
Insomma, imparare a marciare non è proprio una passeggiata.
A fine giornata, sul pullman che ci portava verso La Thuile, le vesciche ai piedi battevano incessantemente.
E questo era solo il primo giorno. Le successive tre settimane sono state un susseguirsi di attività impegnative, a tratti esaltanti, a tratti terrificanti e nel mentre nascevano amicizie che ancora oggi resistono.
Dicevo delle esperienze.
Un giorno andiamo al Castello Cantore ad Aosta, Sede del Comando del Centro Addestramento Alpino. Andiamo lì per arrampicare.
Io con le altezze non me la cavicchio proprio bene (e ne ho avuto la conferma con la torre per bambini di Leolandia giusto l’altro ieri. Quella che ti fa fare su e giù e hai come l’impressione che tutti gli organi e le budelle rimangano sospese rispetto allo spostamento del tuo corpo).
Tutto sommato l’arrampicata passa liscia (allego foto da testimonianza), la ferrata anche, finché eccallà, la carrucola posta a 4 metri d’altezza. Ho cercato di evitarla in ogni modo andando pure a fare la pipì nel bagno del castello (e che bagno!) ma poi il mio caporale aveva capito l’andazzo e non mi perdeva d’occhio per cui a una certa mi ha letteralmente presa per mano e portata su, fatta imbragare, messa in posizione e dopodiché ha bloccato tutti e al coro di No-ris No-ris buttati ho chiuso gli occhi e mi sono lanciata nel vuoto. Surprise, surprise: sono ancora viva.
Vorrei soffermarmi poi sulla gara di orienteering che mi ha dato la conferma che il mio senso di orientamento funziona alla grande, o ancora nelle gare fisiche tra squadre in cui avrei voluto lì l’Armanda (alla quale fischieranno le orecchie visto che l’ho citata anche nel numero#3 Salire in Sirsasana), la maestra che alle elementari per i giochi della gioventù mi metteva sempre alla gara di resistenza andando a scalfire giro dopo giro la mia autostima sportiva. E ancora strisciare con il passo del giaguaro e giungere alla conclusione che alla tv sembra meno faticoso, ma soprattutto entrare in una buca alta un metro e mezzo e fare una fatica boia ad uscire. Per non parlare della notte in tenda con tasso di umidità elevatissimo.
Il chiamarsi per cognome, la libera uscita a mangiar la pizza tutti insieme, la punizione per non aver pulito la stanza, i cerotti per le vesciche e le strategie per curarle, i bagni condivisi e le tattiche per andare in bagno senza essere disturbate, i nutella party notturni.
Il silenzio, l’adunata mattutina nel piazzale coperti e allineati, l’aria che sferza il viso, l’inno che suona, il tricolore che sale e sventola. Un brivido che ti sale per la schiena.
Alla fine delle tre settimane un generale con la penna -e la barba-bianca ci ha consegnato il cappello alpino.
Alla cerimonia abbiamo marciato all’unisono, ed è stata una soddisfazione.
3 settimane sono volate, ma quello che mi hanno lasciato è stato davvero il ricordo di aver fatto qualcosa di speciale, che mi ha costretto fuori dalla mia comfort zone e che mi ha regalato molte consapevolezze in più su quello che posso fare e che a volte il coraggio non è che ci manca, semplicemente ci fa più comodo non scomodarlo.
Ed eccoci qua, 14 anni dopo.
500 bambini marciano all’adunata sezionale degli Alpini di Bergamo. In mezzo a loro c’è il mio, di bimbo, che quest’anno ha partecipato a 5 giorni di Campo Alpini. 5 giorni, zero contatti. Io a 10 anni non so se l’avrei fatto.
Ogni 3x2 ritorna in auge “rimettiamo la naja obbligatoria”. E i pensieri volano ai vari 365 all’alba che comparivano sui muri in occasione della partenza e a chi sentiva di star sprecando tempo.
Non ho una posizione chiara, sono pur sempre una mamma italiana e il mio bimbo è sempre troppo sensibile, troppo delicato, troppo tutto. Ma ci sto lavorando.
Detto questo credo che sì, si potrebbe progettare un nuovo tipo di servizio militare - e civile - in cui i giovani possano fare esperienza di cosa significhi prestare servizio alla comunità, al proprio Paese.
Perché imparare a marciare insieme, non è solo far andare i piedi.
E tiriamola una carta.
La Forza.
La Forza spalanca con le mani nude, le fauci di questa belva. Sembra farlo senza fatica, usa la fiducia e la calma per domarne l’aggressività e l’impulsività.
La Forza è un po’ la carta del coraggio, ma non solo del coraggio fisico, anzi, il coraggio di tirare fuori quello che si ha dentro sia come emozioni, sia come parole.
Il consiglio de la Forza?
È il momento di iniziare qualcosa di nuovo: hai dalla tua creatività, forza di volontà ed energia giusta per affrontare gli ostacoli. Daje tutta!
Annunciaziò: torna il Bagatto!
A proposito di Tarocchi, con la stagione delle piogge e delle tisanucce torna anche Storia di un Bagatto.
Quando?
Sabato 5 ottobre a Scanzorosciate, a due passi da Bergamo.
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That’s all folks!
Fabiola aka l’orobicacopy.
✨ A proposito di comfort zone e segni zodiacali: Laura Madaschi ha disegnato le grafiche dei segni, io ho scritto i copy. Dagli un’occhiata e… prendi quelle che più ti piacciono.
🎶 Un classicone: la sigla di Classe di Ferro, Asso cantata da Jovanotti. Anno domini 1989.
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Ogni tanto anche a me serve un po’ di carica per trovare l’energia a scrivere Dagadet: se ti va di darmi una mano puoi offrirmi un caffè virtuale su Ko-fi!
Io sarei morto al primo giorno, ma manderei le mie figlie. Se potessero imparare l’inglese nella stessa esperienza, sarebbe perfetto.
A Foligno! Torna a Foligno <3