Done is better than perfect.
Fatto è meglio che perfetto. Il rischio è di rimanere invischiati, impantanati, bloccati alla ricerca della perfezione perfettissima. Una ricerca che può trasformarsi anche in una scusa, in un tentativo di autosabotaggio.
Martedì ho partecipato a una open lecture al CIID di Bergamo (di cui vi parlerò in separata sede) tenuta da Momo Miyazaki, sul rapporto con il perfezionismo nel suo lavoro di Interaction Designer e Ricercatrice.
Due cose mi hanno colpita.
#1 Perfezione e flow
Momo Miyazaki ha mostrato un prototipo su cui aveva lavorato: c’era un angolo che non era come voleva lei, non era perfetto, mentre noi lo guardavamo e ci chiedevamo cosa non andasse bene.
La domanda che è sorta spontaneamente è stata: ma quando possiamo dire di aver raggiunto la perfezione?
Una studentessa ha risposto che si tratta di una sensazione e che coincide con quel momento in cui sente di aver fatto tutto il possibile per realizzare qualcosa, di averci messo tutto il suo impegno. Da quel punto in poi non è possibile andare oltre.
Questa sua riflessione mi ha fatto pensare al concetto di Flow1, quella condizione per cui si entra in un flusso di lavoro, in cui sembra di essere sospesi in una bolla spazio tempo, e quello che stai facendo diventa una sfida in cui il rapporto tra capacità e difficoltà è a tal punto stimolante, che si innesca un circolo virtuoso interno che ti spinge ad andare avanti.
Inoltre nel flow è fondamentale avere un obiettivo da portare a termine, è la molla che ti spinge a fare.
Ecco io quando ho sentito parlare di perfezionismo ho pensato che potesse andare a braccetto con il flow, perchè quando ci sei dentro, è come se ci fosse una forza che ti fa andare avanti fino a quando senti di aver raggiunto il tuo obiettivo. Nel migliore dei modi in cui le tue capacità e risorse te lo permettono in quel momento. E ti senti bene.
Craftmanship names an enduring, basic human impulse,
the desire to do a job well for its own sake.
The craftsman, Richard Sennett
#2 Perfezione e UX Design
Ebbene veniamo invece al secondo punto. Dalla open lecture me ne sono andata con un dubbio: si può parlare di perfezione in ambito UX Design?
Per me è un grande no.
Il motivo è che l’evoluzione è alla base del concetto di design: noi progettiamo un app, un servizio, una brochure attraverso un processo che prevede vari step, tra cui la ricerca con l’utente, la prototipazione, la fase di test, l’ottimizzazione, la messa sul mercato e ta-dan la REITERAZIONE.
Cosa significa questo? Che sì, quando per esempio un app viene messa online quella è la versione migliore in quel momento, ma non potrà essere la versione perfetta. Perché solo attraverso l’utilizzo potranno emergere “le magagne”, cioè tutte quelle cose che possono essere ottimizzate e quindi migliorate.
La reiterazione è dunque un aspetto fondamentale del processo di UX Design.
Detto questo, capisci bene che nell’equazione non mi sento di mettere ux design=perfezionismo ma semmai ux design tende all’infinito verso la perfezione.
Tu che ne dici?
Il mio amico Seth
E qua entra in gioco il mio amico Seth Knight. In realtà l’ho conosciuto l’anno scorso quando ho sentito la necessità di rimettere mano al mio inglese e ho iniziato a vedermi per lezioni one to one con l’obiettivo di lavorare sulla mia fluency (come dicono quelli phighi) ma soprattutto sullo sbloccarmi con l’idea che solo se so tutto alla perfezione (rieccola!) allora significa che posso parlare in inglese.
nel numero di Invidiata ignoranza racconta che al Festival Letteratura di Mantova, durante la conferenza con l’autrice de L’Attraversaspecchi (letta tutta!), una ragazza pone all’autrice una domanda in perfetto francese.Ecco cosa scrive Angela:
“Così, mentre ascolto la domanda senza capire nulla, penso “Che invidia, avrei proprio dovuto studiare meglio un’altra lingua da piccola”. Già, da piccola.
Perché il mio subconscio ha deciso due cose:
1) che c’è un’età per imparare e un’età in cui devo “essere già imparata”;
2) che io l’età per imparare l’ho superata, visto che cose complesse come una nuova lingua si possono acquisire solo “da adolescenti”.”
Quando l’ho letta mi ci sono ritrovata. Eppure grazie a Seth ho capito anche un’altra cosa, che in questi giorni in cui ho bazzicato la sede del CIID mi è tornata utile.
Quando studi un’altra lingua, lo studio non finisce mai.
Certo, se lo fai “da piccola” acquisisci molte competenze in maniera più veloce e naturale, ma come accade con la propria lingua madre, il bagaglio di conoscenze si amplia più tu l’alimenti.L’immersione conta.
Non è un mistero, ma vivere in un ambiente dove tutti parlano inglese ti costringe a farlo tuo. Come fare questa cosa in Italia? Io la mattina in macchina mi ascolto le news della BBC: ora sono un’esperta di conflitti in Africa e Medio Oriente. Se hai suggerimenti più divertenti, scrivimi!So di non sapere.
Durante il mio percorso con Seth, ci sono stati momenti in cui gli dicevo che mi sembrava di peggiorare anziché di migliorare. La sua risposta? Tutto nella norma.L’obiettivo finale qual è?
Beh, io sono in fissa con il voler rimuovere l’accento italiano, e ci sto lavorando, ma l’obiettivo principale sicuramente consiste nel non avere paura di dire castronerie in inglese o farmi bloccare dal fatto che non so una parola.
Farmi bloccare dall’idea di perfezione.
E così è stato, me ne sono fregata delle mie paure, ho scansato l’introversione che mi caratterizza in ambito anglofono e ho parlato con gli studenti del CIID. Ed è andata bene. Molto bene.
Mamma, sono in un podcast
Tra le notizie di oggi non posso non raccontarti che ho partecipato a un episodio del podcast di Donne a Righe.
I temi di cui ho parlato?
Copywriting, UX writing e Tarocchi, ovviamente!
Ringrazio Cristina Carrano e Tatiana Ippolito per aver accolto la mia richiesta di dedicare un episodio a questi temi: segui il loro progetto e se sei freelance, uomo o donna non importa, entra in questa super community!
L’ho riascoltato mentre ero in auto e mi son fatta un sacco di ghignate, l'atmosfera che si era creata durante la registrazione era leggera e di good vibes, nonostante i temi seri e i contenuti belli densi di cui abbiamo parlato.
Fammi sapere cosa ne pensi, ci tengo, okay?
E tiriamola una carta.
Asse di Coppe.
Oggi tiriamo una carta degli Arcani Minori, l’asso di coppe che qui vedete in una versione customizzata by Laura Madaschi, che ha accolto la mia richiesta per un regalo speciale, reinterpretando l’asse di coppe del mazzo di carte bergamasche, quello che noi chiamiamo amorevolmente “ol pisacì”.
Le coppe parlano di emozioni, l’asse è la scintilla, è il cuore che batte e sembra voglia uscire dal petto, quindi attenzione, bisogna essere in grado di incanalare correttamente questo folle amore. E parlo non solo di amore come sentimento per un’altra persona, ma anche per ciò che si fa, per il proprio lavoro. Ad esempio.
Con l’asse, il coinvolgimento per ciò che stai facendo è molto alto.
Il consiglio
Lascia carta bianca alla tua immaginazione: è il momento per dare vita a nuovo progetto in cui mettere in gioco le tue emozioni, i tuoi talenti e le tue esperienze.
Annunciaziò: torna il Bagatto!
Oramai ci siamo, sabato 5 ottobre c’è Storia di un Bagatto, il laboratorio creativo con i Tarocchi.
Dalle 14.30 alle 17.30 a Scanzorosciate, a due passi da Bergamo.
Ci sono ancora 2 posticini liberi che aspettano due intrepide personcine: ti va di venire?
Se la risposta è sì, scrivimi che ti giro tutte le info per partecipare.
That’s all folks!
Fabiola aka l’orobicacopy.
✨ Arriva il DiParola Festival: giovedì 3 e venerdì 4, torna il Festival dedicato al linguaggio chiaro, inclusivo e accessibile. Online e se non hai budget l’iscrizione è gratuita, oppure puoi fare una donazione di 20 o 40 euro e ricevere le registrazioni, buoni sconto e attestato di partecipazione.
Se sei qua su Substack, secondo me il linguaggio ti interessa, non puoi non esserci al DiParola Festival.
✨A proposito di Tarocchi, domenica 13 ottobre sarò a Milano con il mio mazzo al seguito… poi ti dico!
🎶 Oggi non una canzone, ma una playlist perfetta per le giornate con la felpina, la tazza di tisanina e la copertina.
✨Cose utili da sapere sul mio lavoro di Copywriter e UX Content Writer
Hai un sito e hai bisogno di rivedere i testi oppure vuoi “farti il sito” e non sai da che parte iniziare con i contenuti? Scrivimi che vediamo come posso esserti utile!
Vuoi leggere qualcosa di leggero e che ti dia qualche dritta CONCRETA per la tua comunicazione, che unisca scrittura e UX? C’è il mio ebook che fa al caso tuo: Microcopy Mon Amour
Questa è nuova: hai bisogno di un aiuto con il tuo cv e portfolio?
Si lo so, è sempre un lavoro palloso ma ti posso dare una mano: lavoreremo sui contenuti, sul tono di voce e sul tuo racconto professionale. Che dici, l’accendiamo? Scrivimi a norisfab@yahoo.itCaffettino?
Ogni tanto anche a me serve un po’ di carica per trovare l’energia a scrivere Dagadet: se ti va di darmi una mano puoi offrirmi un caffè virtuale su Ko-fi!
C’è una Chiara dedicata proprio al tema del Flow: Chiara #33 Flow
Ciao Fabiola ❤️ Grazie per la citazione e per questo episodio: mi è rimasto addosso così tanto che in questi giorni, lavorando in maniera un po’ ossessiva a un progetto che vorrei “perfetto”, mi ha aiutata a fermarmi e a ricordare che solo l’uso potrà migliorare quella sezione. Grazie!
P. S. Cosa farai con i tarocchi domani a Milano? Raffreddore assassino permettendo, mi piacerebbe un sacco partecipare!